DEFINIZIONE DEL PROBLEMA
La parola parassita è di solito riferita a piccole creature che possono causare danni ai vigneti, come ad esempio gli insetti, o nel caso di animali domestici più grandi, ratti e topi. Oltre a questi animali domestici, gli agricoltori devono difendersi anche da altri animali, che possono essere considerati un tipo particolare di parassitia. E’ questo il caso degli ungulati (o animali selvatici), che possono compromettere in diversi modi i vigneti e la produzione di vino.
UNGULATI
Letteralmente il termne “ungulate” fa riferimento a qualsiasi animare dotato di unghie. Più precisamente, questa parola si riferisce a un ampio Gruppo di mammiferi dotati di unghie. Gli ungulati possono essere divisi in perissodattili (ungulati con dita dispari) e artiodattili (ungulati con dita pari). Questo gruppo comprende cinghiali, caprioli, daini, cervi e mufloni. Questi animali rappresentano un problema rilevante per i vigneti, per diversi motivi: i nuovi tralci e frutti della vite attirano molti ungulati che si nutrono di frutta, foglie e piante e devastano – spesso in modo irreparabile – i terreni agricoli.
GLI UNGULATI IN EUROPA
Attualmente in Europa ci sono 20 specie di ungulati, per un totale stimato di 18 milioni di esemplari. Caprioli, cinghiali e cervi rappresentano le specie più importanti.
Anche se gli ungulati contribuiscono in modo significativo alla biodiversità e rappresentano un importante patrimonio culturale, sociale ed economico, rappresentano un problema rilevante per le colture in vari paesi europei.
L’Austria si trova ad affrontare ogni anno danni per circa 218 milioni di euro a causa degli ungulati, di cui il 70% è legato alla caccia a capriole, cervi e camosci. In Polonia, cervi, caprioli e cinghiali danneggiano il 24% delle giovani foreste, pari a 13.200. In Svezia, gli alci causano perdite in termini di qualità del legno di pino per almeno 50 milioni di euro l’anno.
In Croazia i danni sono pari a 685.000 euro all’anno; qui i cinghiali causano la maggior parte dei danni ai campi di mais e ai pascoli.
UNGULATI IN ITALIA
In Italia ci sono 8 differenti specie di ungulati: cinghiali, caprioli, cervi, daini, camosci alpini, camosci appenninici, stambecchi alpini e mufloni.
Nel 1917 gli unici ungulati del paese erano limitati alle Alpi e a poche altre zone e la distribuzione di altre specie di ungulati era limitata a pochi rifugi.
Da quel momento ad oggi la situazione è notevolmente cambiata, perché la distribuzione degli ungulati è aumentata drasticamente soprattutto in Italia centrale e settentrionale e, a causa soprattutto della diffusione del cinghiale, anche nel sud del paese e nelle isole.
UNGULATI IN TOSCANA
La Toscana è la regione con la più alta densità diungulati in Italia e la seconda in Europa dopo l’Austria.
Stando a stime regionali del 2016, in Toscana ci sono più di 450.000 ungulati, di cui 160.000 cinghiali, 178.000 caprioli, 110.000 daini, 4.500 cervi e 2.500 mufloni.
PERCHÉ LE POPOLAZIONI DI UNGULATI SONO COSÌ NUMEROSE?
L’espansione degli ungulati in Italia, che interessa soprattutto l’area alpina e appenninica, è dovuta alla concomitanza di 3 fattori principali:
- Abbandono delle colture in ambiente montano
- Diminuzione della pressione di caccia
- Aumento delle aree protette e realizzazione di interventi di reintroduzione
La popolazione è esplosa perché la natura ha fatto il suo corso.
Tuttavia, anche l’industria del vino ha avuto un ruolo importante. La presenza di vigneti garantisce agli animali la possibiltià di avere sempre accesso al cibo, senza l’esigenza di doversi allontanare troppo per nutrirsi.
L’IMPATTO DEGLI UNGULATI
Questa evoluzione delle popolazioni di ungulati ha permesso un arricchimento globale e una maggiore stabilità degli ecosistemi
Si è infatti registrato un aumento della biodiversità in molte aree naturali e questo ha facilitato il miglioramento dello stato di conservazione delle specie dei grandi carnivori a rischio di estinzione (ad esempio il lupo).
Inoltre, la maggiore presenza sul territorio delle popolazioni di ungulati selvatici ha determinato anche benefici sociali ed economici come il possibile sfruttamento del turismo (soprattutto nelle aree protette) e della caccia.
D’altra parte questa evoluzione ha causato una crescente interazione di queste specie con le attività umane, in termini di aumento dei danni alle colture.
Per tutti questi motivi, è necessario attuare un sistema di gestione della fauna efficiente, in grado sia di rispettare l’ambiente e la biodiversità, sia di proteggere le colture e i vigneti.
RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
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- Argenti, Giovanni & Racanelli, Veronica & Bartolozzi, Sara & Staglianò, Nicolina & Guerri, Francesco. (2017). Evaluation of wild animals browsing preferences in forage resources. Italian Journal of Agronomy. 11/2017.
- Carnevali, L., Pedrotti, L., Riga, F. and Toso, S. (2007) Banca Dati Ungulati. Status, distribuzione, consistenza, gestione e prelievo venatorio. Rapporto INFS 2001–2005.
- ISPRA (2011), Impatto degli Ungulati sulle colture agricole e forestali: proposta per linee guida nazionali, 68/2011.